Da pochi anni oramai in qualsiasi giorno della settimana possono essere disputate le partite di campionato, tra anticipi e posticipi c'è da perderci la testa, ma per me la domenica rimane il giorno ufficiale dedicato a questo sport, il giorno in cui ci si avvolge con la sciarpa coi colori della propria squadra del cuore e ci si avvia a riempire gli spalti dello stadio, oppure più comodamente ci si svacca sul divano e si impugna il telecomando circondato da qualche amico e qualche buono stuzzichino.
So che sto per attirarmi l'odio incondizionato di molti di voi, ma lo devo dire, sono un' anti-juventina, anzi più precisamente sono diventata un' anti-grandi società calcistiche imperanti. Mi spiego, da quando ho scoperto una delle più calde tifoserie d'Italia ho capito l' orgoglio di appartenere ad una squadra nel bene e nel male, nella gioia e nel dolore, in salute e in malattia. Quando sono arrivata a Genova ho dovuto scegliere tra due squadre, la Sampdoria e il Genoa; ovviamente ero più propensa per la prima, più famosa, più conosciuta, mi ricordavo del suo ultimo scudetto e del duo Vialli-Mancini, dell'altra non sapevo neanche un nome di un giocatore, per cui stavo per prendere la decisione più banale, quando mi hanno indotto alla ragione e mi hanno aperto gli occhi su nuovi orizzonti di filosofia di vita.
Eh sì, perché tifare per la squadra più forte, per quella che sta sempre alta in classifica, implica che nella vita non si è abituati alla sconfitta, è facile vincere sempre scegliendo il meglio e attaccando gli stessi giocatori quando non portano a casa il risultato, è facile prendere le distanze da tutta la rosa quando si precipita in basso, è facile decidere di voler soffrire il meno possibile... invece i tifosi del Genoa sono di tutt'altra pasta, sono quelli che, mentre i Doriani si riscoprivano nuovamente tifosi e infestavano e imbrattavano la città di scritte sui muri per il passaggio in serie A, si opponevano civilmente esponendo i loro stendardi dai balconi fieri di dire "Noi siamo ancora tifosi nonostante rischiamo la retrocessione in C"; sono quelli che, puniti duramente con penalizzazione di punti per colpa di un Presidente inetto, e dopo aver visto sfumare la possibilità di esultare per la promozione in serie A e ritovatisi catapultati nel girone della C, hanno continuato a sottoscrivere tutti i loro abbonamenti, hanno continuato a riempire la mitica curva nord, hanno fatto trasferte per vedere anche partite come Pizzighettone-Genoa e lo hanno fatto in un crescendo di orgoglio e affezione ai giocatori, con le lacrime agli occhi, ma fiduciosi di questa nuova scalata.
Sono andata più volte in curva, non per lo spettacolo in sé della partita, ma per la gioia di ritrovarmi in un' unica grande famiglia, in un unico grande coro, pronto sempre a far sentire la sua voce e ad alzarla nei momenti di sconforto...e allora
FORZA GRANDE VECCHIO CUORE
ROSSO - BLU !!!