C'è un tale che gestisce un negozio di marca nel paese del mio uomo, proprio sotto casa sua. Dev' esserci da qualche parte una regola non scritta secondo cui, se incontri una persona spesso, sai dove abita, gli sguardi inevitabilmente s'incrociano, allora acquisisci il diritto naturale di salutarla e ce n'è un' altra secondo cui alla terza volta che ci si saluta per cortesia si diventa conoscenti e al decimo saluto si è già intimi. Ecco, io posso concepire di poter arrivare alla seconda escludendo la conoscenza, se non quella strettamente di vista, ma non tollero che si oltrepassino certi limiti. Una volta, costretta dalla necessità, sono entrata nel suo negozio per acquistare e sono stata stretta all'angolo, ogni via di fuga sbarrata, intrappolata in una conversazione che non volevo fare e inondata di domande come: " Ma che ci fai qua? Che fai nella vita?"; avrei voluto rispondere col sorriso sulle labbra "Fatti un paio di affari tuoi", ma sempre con le labbra strette e guance tirate ho balbettato un paio di risposte senza entrare troppo nei particolari e sono uscita.
Non voglio essere fraintesa, non sono sgarbata, ma il tale in questione ha la faccia e il modo di fare dei commercianti loschi che si trovano da queste parti, poco raccomandabile e poco affidabile. Ho scoperto che è mio concittadino, quindi sfortuna ha voluto che oltre ad incontrarlo ogni volta che vado da nimroth, le nostre strade si siano incrociate più volte a Bari. Una di queste volte si è affiancato al marciapiede su cui camminavo, ha abbassato il finestrino della macchina e ha urlato: " Lo vuoi un passaggio?", scoppiando in una sonora risata; lo so, non potete capire, ma cercate di immaginare la scena, alzate i decibel della vostra voce e sforzatevi di pensare all'accento barese, molto pronunciato e molto imbarazzante. L'altro giorno lo stesso, passeggiavo col cane e mi sono sentita chiamare "Pss, bella!", con lo stesso fragore, lo stesso accento e lo stesso timbro di voce; istinto naturale di tutte le donne è quello di voltarsi ed eccolo lì seduto sulla panchina imboscato tra le palme pronto ad aggredirmi alle spalle, ho salutato e sono filata via.
Vorrei che quest' individuo mantenesse un po' più le distanze da me, in fondo non mi conosce, non sa chi sono, mi vede spesso ma non siamo amici, non siamo mai andati a prenderci nulla al bar, non abbiamo mai chiacchierato al di là dell'episodio nel suo negozio; se il nostro rapporto fosse rimasto ad un onesto scambio di saluto, sarebbe stato meglio, ma lui doveva eccedere, andare oltre, afferrarmi per una spalla per far notare la sua presenza quando non lo vedevo, richiamare la mia attenzione per strada in maniera sguaiata, essere invadente e uscire dalle righe. Non lo sopporto, è più forte di me, so di essere insofferente verso molte cose e molte persone, ma questa è la tipologia di uomini da cui scappo, con cui non voglio avere a che fare e che devono stare al loro posto e non prentersi tutta questa confidenza.
Esattamente come i quarantenni bavosi che si incontrano ai giardinetti, i quali partono col fare domande sul cane - ottima scusa di approccio - e poi si lanciano sul personale; non è una buona tecnica di abbordaggio e poi, dico, non bisogna essere in due per volere e avere una conversazione?!? Bhè, io non la voglio. Preferisco i ragazzotti "genuini" che lanciano squillanti complimenti per strada e proseguono avanti, se vuoi continuare il gioco ti volti, altrimenti sorridi e continui, soddisfatta per l'apprezzamento; è un ottimo metro di misura del tuo sex-appeal, più ne hai e più sei contenta!